Emirati Arabi: Italia tra le top preferenze dei formaggi
Vendere formaggio italiano negli Emirati Arabi? Italia e Francia al top delle loro preferenze
C’è stato spazio per un’ampia panoramica sugli Emirati Arabi nel workshop Live di Cibus Lab dedicato ai derivati del latte e ai retailer stranieri, con particolare attenzione alle esportazioni delle aziende italiane. In un’area geografica che dai primi anni Duemila in poi ha iniziato ad ospitare oltre duecento nazionalità diverse e ha visto crescere l’industria dell’hotellerie e del commercio con l’arrivo di viaggiatori da tutto il mondo, il formaggio si è affermato come uno dei prodotti strategici.
Questo anche grazie alla Truebell, la più importante azienda indipendente per quanto riguarda l’importazione di food & beverage nell’area del GCC (Gulf Cooperation Council) che ha saputo diversificare i propri interessi commerciali operando anche su ospitalità e vendita al dettaglio duty free.
“Il dairy ha un ruolo importante nel nostro portfolio – ha spiegato il General Manager Vineeth Karal – perché con la crescita della popolazione negli ultimi anni è cresciuto anche il consumo di formaggi. Per quanto riguarda le importazioni gli Emirati Arabi si appoggiano principalmente a quindici paesi, con l’Italia prima davanti a Francia, Grecia e Australia”.
Sul mercato un occhio di riguardo viene riservato alle sotto categorie con aspetti nutrizionali più dettagliati come organico, vegano, free from, con un trend in costante crescita negli ultimi anni con consumatori sempre più consapevoli. “Siamo preparati – ha sottolineato Karal – ci muoviamo nelle direzioni del mercato per incontrare le esigenze dei clienti e siamo a stretto contatto con i nostri marchi sparsi in tutto il mondo. Attualmente non c’è una vera e propria private label per questi prodotti, le persone prediligono ancora il brand e le piccole marche si trovano sugli scaffali dei supermercati in percentuali minori. Per noi questa è una cosa importante, siamo orgogliosi di essere associati a grandi marchi internazionali. Ci piace definirci ‘costruttori di brand’, per noi la private label non è mai stato un focus e spero resti così”.
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(General Manager – Truebell)
Nell’area interessata viene ancora riservata poca attenzione ai prodotti IGP: “Un italiano si cura di scovare le differenze da un formaggio regionale a un altro – ha osservato il manager di Truebell – mentre chi viene da fuori, viaggiando molto conosce Parmigiano Reggiano o Grana Padano e questo gli è sufficiente. Quello che ci proponiamo di fare ad ogni evento con sessioni di campionatura di formaggi, come in occasione di “Calfood”, è cercare di istruire i consumatori sull’importanza dell’IG e dei regolamenti dei Consorzi che producono eccellenze italiane. Ci fa piacere – ha sottolineato – vedere come ne escano molto più consapevoli anche se sul resto del mercato europeo le conoscenze sono ancora basse”.
Nel Golfo quindi il prodotto italiano ha continuato a funzionare anche durante la pandemia ed è sempre molto apprezzato. “La Penisola – ha concluso – potrebbe adottare ulteriori strategie per farsi strada in modo significativo con una maggiore promozione sui social per raggiungere i clienti con nuovi prodotti, magari con video su ricette di formaggi italiani utilizzabili nella cucina indiana”.
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